Lunedi 6 luglio 2015
Racconti Dolo-Mitici
Questo scritto vuole dare conto ai frequentatori del sito de La Colfranculana di cos’è accaduto domenica scorsa, 5 luglio. Tutti noi sappiamo che si è tenuta la 4° edizione della PRAMPER RACE, corsa in salita da Forno di Zoldo al rifugio Sommariva al Pramperet. La corsa è stata tenuta a battesimo dalla Colfranculana 4 anni fa in team con l’Atletica 3 Comuni e soprattutto con il CAI di Oderzo, che gestisce il rifugio. Una rapida presentazione del rifugio Sommariva al Pramperet, fiore all’ochiello del CAI di Oderzo. Ě costruito in testa alla Val Pramper, a 1860 mt di altitudine, appena sotto il Col di Pramperet (2300 e passa mt). Siamo nel Parco delle Dolomiti Bellunesi, con il Civetta e il Pelmo di fronte.
Veniamo alla corsa, quest’anno contraddistinta dal caldo (ricordate? 0 termico a 3000 mt. ). Chi partecipa è gente appassionata, tosta. Molti di quelli che fanno la Pramper Race, ad esempio si fanno un sacco di km in auto, fanno 12 Km di corsa, arrivano al traguardo, condividono sensazioni e dati (senza fronzoli: è gente di poche parole), si ristorano, ridiscendono a piedi (niente navetta, altri 12 km) fino alla macchina e via.
A proposito: molti già iscritti non sono riusciti a fare la gara perché imbottigliati nella code dei turisti domenicali che hanno intasato la viabilità. Gente, ….stè a casa!
Torniamo alla corsa e tralasciamo, per una volta, i dati freddi di tempi e classifiche per dare spazio ad aneddoti e fatti veri e verosimili.
Si narra, per dire, di una coppia di podisti persi in una tempesta ormonale. Lui si spende incessantemente in consigli e incoraggiamenti alla compagna, le offre la sua acqua (quella del posto di ristoro, abbastanza misurata) mentre lei tuba estatica. Mentre i 2 si scambiano affettuosità da diabete giunge al ristoro un’altra partecipante che ringhia <<Ě dalla partenza che vanno avanti così. Non ne posso più >>.
Il traguardo è al rifugio Sommariva: vi si tengono le premiazioni, il meritato ristoro e il pasta party. Al rifugio è salito anche il nostro presidente, storico fan di questa manifestazione. Lavora all’ allestimento dell’arrivo poi, non si sa perché, requisisce un’anguria (bene prezioso) a due escursionisti. Fra chi era là si dice che questi, temendo per il cane che lui aveva minacciosamente accarezzato, gli abbiano ceduto senza obiezioni il prezioso frutto d’acqua.
Arriva il vincitore, il primo. Ě Stefano Fantuz, nostro portacolori, che dà mezzo minuto al secondo, in souplesse. Grandi complimenti del presidente. Poi arrivano le prime donne e gli saltano al collo festose mentre lui si schermisce. Oppure è lui che si impegna in entusiastici abbracci? Non si sa.
Una scarna parentesi su Stefano. Appartiene a una famiglia di sportivi, negli anni scorsi ha fatto bene benissimo con gli sci da fondo e gli ski roll. Ora sta diventando uno dei migliori sulle distanze lunghe in montagna. Uno sportivo e un ragazzo equilibrato, sempre corretto, cordiale.
Al rifugio Sommariva transita in mattinata anche Marco Bucciol, altro colfranculano ultrarunner (per così dire) che sta effettuando la 2° edizione del Dolomiti Sky Run. Di che si tratta? Proviamo a spiegare. Ě una gara di corsa in montagna di 136 km (e 9000 mt di dislivello) sulla “Alta Via numero 1” un sistema di sentieri che attraversa le Dolomiti. La partenza è stata data venerdì 3 luglio 2015, ore 17, da Braies (fraz. Ferrara) ed arrivo a Belluno; tempo massimo: 45 ore. Punti di assistenza, sostenitori, ma poi uno si deve arrangiare con le proprie risorse per il sonno, la stanchezza e il resto Non a caso all’iscrizione si chiede ai podisti consapevolezza dell’impegno, esperienza di montagna, coscienza dei pericoli derivanti dalle condizioni ambientali e climatiche (notte, vento, pioggia, freddo, neve) con temperature che possono variare da – 5° a + 30°. Una voce gira fra i runners: i lupi. Più di uno sostiene di averne udito gli ululati. Altri sostengono di essere stati inseguiti da mucche infuriate. Una stampede sulle Dolomiti? Mucche mannare? Mitico, direbbe Bart.
Torniamo a Marco che sperava di trovare gli amici e invece. è troppo presto. Dei normali visitatori non lo filano per niente, forse perché occupati a sorvegliare il taglio di una maestosa sopressa. Marco riparte (niente assaggio di sopressa ) e arriverà in centro a Belluno 37° su 250 iscritti italiani, sloveni, austriaci, giapponesi.. Ci metterà 31 ore.
Marco non è un fanatico della performance: partecipa a trail da 80, 100 e più km ma non si considera un superman. Sostiene che bisogna saper gestire lo sforzo in modo da non oltrepassare il confine oltre il quale il fisico paga un prezzo troppo pesante.
<< Ě una disciplina già di per sé impegnativa e difficile. Non ha senso correre grossi rischi per motivi di classifica. Io, dopo, devo andare a lavorare. Si può anche apprezzare il paesaggio>>
Un’ altra storia ha come protagonista un atleta il cui nome inizia per G che la scorsa settimana ha affrontato un’altra corsa in montagna e, malauguratamente, in discesa è caduto sul terreno roccioso.
Complici il buio e l’adrenalina non ha fatto più che tanto caso al sangue che perdeva da un profondo sbrego al braccio ed è andato avanti, lasciando una traccia rossa che chi arrivava dopo notava con stupore. Arrivato a un posto di assistenza un po’ lo hanno fermato quelli del soccorso alpino, un po’ si è fermato lui perché non stava più in piedi (causa dissanguamento). Lo hanno rimesso in sesto e gli hanno ricucito il braccio con più di 20 punti. A lavoro finito, con il braccio ricucito e bloccato al petto ha chiesto agli infermieri < Ma …per domani sono a posto no? Perché il braccio mi serve. Devo mungere le mie mucche io >>
Questo si racconta. Ma non so se sia andata veramente così. Io non c’ero.