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La mia prima maratona -Venezia- 2002

Ciao a tutti sono  socio da un anno della società sportiva La Colfranculana, di cui ne sono orgoglioso perché ho trovato un gruppo podistico molto affiatato e conosciuto nel triveneto e oltre.
Una sera in sede discutendo tra un progetto e un altro mi venne il pallino di correre la mia prima maratona, sapendo benissimo, che sarebbe stata un’impresa abbastanza dura, ma ormai qualcosa dentro di me diceva che ce la potevo fare.
Approfittando delle marce domenicali e di allenamenti infrasettimanali cominciai a prendere l’obiettivo prefissato con impegno, conoscendo i mie limiti di podista a tempo perso, ma con una grande convinzione, che ce la potevo fare a superare, per me, questa prova importante.
Arrivato il momento inviai il modulo di iscrizione, dopo qualche giorno arrivò la risposta dall’organizzazione che ero stato iscritto alla Venice Marathon con il numero di pettorale 7489.
Un numero alto sicuramente la partenza fra gli ultimi, ma confortato di essere con altri che partecipavano per la prima volta alla gara.
Il giorno della vigilia con degli amici ci siamo recati a Mestre, a ritirare il pacco gara e pettorale, il seguente sarebbe stato il grande giorno, ma già si respirava un’aria di sfida, di tensione. Scambiati, saluti e auguri di una buona corsa, tornammo a casa ad appendere subito il pettorale alla canotta della propria squadra di appartenenza, e far trascorrere l’ultima notte prima del giorno tanto atteso.
Di buon’ora con degli amici eravamo a Strà, il paese dove c’era la partenza e già l’adrenalina e l’emozione cominciava a salire. Andammo nella zona riscaldamento atleti a consegnare le sacche con il vestiario di ricambio che poi lo si ritrova all’arrivo, e li, trovammo un mare di podisti di tutte le nazioni, anche molti Americani, ed io per quanto piccolo ero un dei tanti atleti che rappresentava l’Italia.
La giornata sembrava buona il cielo era bello ed era attraversato da elicotteri della RAI e della polizia.
Finito il riscaldamento e con gli ultimi in bocca al lupo, attendevo lo start, ero emozionato e avevo un grosso nodo in gola, tra elicotteri, atleti tantissimi, non era facile controllare la tensione.
Bang!!
Partiti, diceva lo speaker, mentre aspettavo di iniziare a correre, mi dicevo “calma, gran controllo i 42 km e 195 m.t. non li avevo mai fatti prima. Mi ritrovai in mezzo a un vai vai , accompagnati dalla fanfara dei bersaglieri che ci dava una carica istantanea in mezzo ad atleti giovani e meno, chi in costume mascherati da preti o da clown ecc. c’era tanta allegria. Presto trovai il primo ristoro preso un bicchiere d’acqua in corsa e via incominciando a tenere un’andatura abbastanza costante per non avere problemi. Lungo il percorso c’era continuamente un pubblico ad applaudire e a gridare “dai, dai”, c’erano i medici con le moto pronti a soccorrere qualche atleta preso dai crampi o altro. Gran parte del percorso costeggia il fiume Brenta, dove navigava qualche barcone che di continuo suonavano le trombe rendendo l’atmosfera allegra, mentre il sole giocava a nascondino con i classici banchi di nebbia della zona, ogni cinque chilometri si trovava un ristoro, ed era importante bere qualcosa ogni volta, dopo la metà del percorso oltre alle classiche bevande si incomincia a trovare anche della frutta soprattutto banane. A questo punto le mie condizioni fisiche erano ancora buone ormai arrivato alle industrie di porto Marghera, sicuramente quel paesaggio non era di conforto, però non dovevo mollare, aumentai il passo e arrivai a Mestre ritrovando tantissima gente che ti gridava ”Avanti che manca poco ormai!”, incitamenti che ti davano la carica, dentro di me sentivo che ce l’avrei fatta, ma dovevo superare il punto più critico. Il ponte della libertà, sei chilometri da fare in mezzo al mare. Avevo paura di perdere la concentrazione, ma di fronte intravedevo Venezia, e aumentai ancora l’andatura, superai molti maratoneti e ciò mi diede sicurezza. Pochi chilometri restavano tra me e l’arrivo, e dei leggeri dolorini si facevano sentire alle gambe. Finito il ponte girammo a destra correndo in mezzo al scalo merci del porto di Venezia, anche qui il posto non era dei migliori, ma finalmente tra i palazzi, intravidi le prime passerelle messe sopra i gradini dei ponti, ormai all’ultimo chilometro tirai fuori tutte le energie rimaste, e di buon passo saltando sulle tavole che ti facevano quasi rimbalzare tra i numerosi ponti, ecco l’arrivo, il tifo della gente il campanile di San Marco alla mia sinistra il sole che splendeva in viso, gli ultimi cento metri con altri cinque maratoneti ed eccomi arrivato, ce l’avevo fatta, con il tempo 3h 37’ 18”.
Posso dire che è stata una bellissima esperienza  e mi venne in mente una frase del mio presidente della Colfranculana, “Ognuno è campione di sé stesso”, e con questa prova do la mia conferma.

Grazie a tutti ma soprattutto alla squadra di podismo della Colfranculana.

                                                                                 Simone