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 Cari amici,

                                Ecco due righe per ringraziare chi, con il suo contributo, mi ha permesso di partecipare alla maratona di Colfrancui.
Domenica 30 maggio’04, è una bella e frizzante mattinata, una domenica di quelle… che non si può resistere a letto! Alla partenza non ci troviamo in molti, qualcuno si è già incamminato approfittando della temperatura molto fresca data la stagione; gli altri sono intenti a chiacchierare quando, alle 7:30, Marino dà il via pronunciando la collaudata formula magica: Tosatti, quando voè… podè partir.
Partiamo, con tranquillità (5’15” il 1° km), senza ressa. Tendo quasi ad inciamparmi dalla velocità, ma non ho intenzione di aprire subito le ostilità.
Attraversiamo subito i luoghi dove da bambino andavo a rubare le ciliegie. Vedo i canali dove mi dilettavo con la canna d’india ed il tappo di bottiglia: pomeriggi interi sotto il sole a guardare i pesci.
Zigzagando tra le frazioni, mi accorgo che sono rimasti con me solo Stefano l’apripista e Giampietro. Il collega è una Lepre di Sarano che, al suo passaggio, richiama tutti i suoi simili. Insieme chiacchieriamo e… chiacchieriamo al punto che, in più di un’occasione, non saprei dire dove mi trovo. Sono talmente e felicemente immerso nel verde che… non m’interessa sapere il luogo. Ogni tanto un numeretto via via crescente o qualche freccetta rossa, mi riportano alla realtà; è una breve pausa perché, alla prima fontana che trovo, vado a rinfrescarmi le idee.
E’ bello scambiare qualche battuta al ristoro o salutare i casuali spettatori senza la frenesia purtroppo comune anche negli altri sport.
Con il passare del tempo, il sole ha riscaldato l’ambiente ed i muscoli del mio compagno di viaggio. Mancano una decina di km all’arrivo, non ho intenzione di faticare, invito pertanto l’amico ed allontanarsi. Ora mi trovo da solo, i movimenti non sono più brillanti come all’inizio ma in fondo è quello che cercavo. Purtroppo quando abbiamo un buon lavoro alle spalle… dobbiamo correre un pezzo prima di entrare nell’allenamento vero e proprio.
Ho modo di notare quanto si sia scervellato Bortolo per trovare il percorso. Quarantadue km sono lunghi anche per il tracciatore, se poi si ricerca anche il terreno soffice e la maggior ombra possibile, allora il lavoro si complica!
Superato l’ultimo ristoro, ancora qualche centinaio di svolte a destra o sinistra prima di terminare la fatica. Per festeggiare le 3:16 di libertà, mi sposto subito sotto il ventilato tendone dell’arrivo tra amici, a degustare le rinomate sardine con il clinto.

Ciao, Flavio.